(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 21 lug. - "Un libro che consenta alle persone di riconoscere la dissociazione, propria o dei pazienti, e in questo caso di chiedere aiuto nel posto giusto". È con questo auspicio che Carlo Melodia, psichiatra, psicoanalista e presidente dell'Associazione Viaggi Junghiani Analitici (Vja), ha curato il libro 'Il bambino segregato. La cura analitica della dissociazione psicologica da trauma evolutivo' (Edizioni Magi), che arriverà nelle librerie il 22 luglio.
"Il tentativo- chiarisce il curatore e coautore- è stato di farne un libro che possa essere letto con facilità anche da chi ha una cultura media, ma senza conoscenze specifiche in ambito psicologico e psicoanalitico. Va detto che il linguaggio della teoria junghiana utilizza termini che possono essere facilmente compresi. Oltre a questo, abbiamo voluto eliminare i termini tecnici. Il libro- prosegue Melodia, ricostruendo il percorso che ha portato alla genesi del testo- ha origini antiche rispetto alla mia storia professionale, perché alcune visioni psicopatologiche classiche mi andavano strette rispetto alla realtà che non è fatta solo di nevrosi, psicosi e disturbi borderline. Piuttosto è fatta spesso di quadri personologici da cui può venire una conoscenza che aiuta davvero la cura dei pazienti. Nella mia esperienza clinica- sottolinea lo psichiatra- con i disturbi del comportamento alimentare ho trovato che c'erano elementi chiaramente riferibili a una sorta di dissociazione della personalità. Successivamente, approfondendo il pensiero di Jung, si è creata una buona relazione tra la mia esperienza empirica e la teoria dei complessi. In quest'ultima- chiarisce l'analista junghiano- è dominante l'idea della dissociazione e dell'individuazione come due lati della stessa medaglia, che è il processo di sviluppo. Il libro viene dallo sviluppo di questo modello, attraverso il pensiero di Kalshed, che ha anche firmato un capitolo".
Il progetto editoriale ha preso il via ben prima dello scoppio della pandemia, sebbene "da quest'ultima ha tratto poi una spinta energetica forte. Pensiamo ad alcuni fenomeni legati al Covid- suggerisce Melodia- come un'intera generazione nata in pandemia e cresciuta vedendo gli adulti con le mascherine, quindi senza poter percepire, almeno in pubblico, l'espressività del volto in maniera completa. Questo darà sicuramente degli effetti dissociativi? Non possiamo saperlo e questo è il nostro dubbio.
Di certo creerà qualche danno- puntualizza lo psicoanalista- soprattutto se nell'ambiente familiare non si riuscirà a compensare questi fenomeni socialmente anormali, sebbene adeguati alla situazione emergenziale".
Chi è il bambino segregato? "Il bambino segregato è la parte di ogni persona che nel corso dello sviluppo, a causa di situazioni ambientali sia generali che familiari, può essere costretta in un angolo. Potremmo vederlo nei sogni o nei disegni come un bambino relegato in un angolo, chiuso nelle segrete, o ancora come un piccolo animale bisognoso di protezione, chiuso in una gabbia o relegato in uno spazio angusto, se non addirittura imprigionato. Una situazione che avviene quando dei fattori che disturbano lo sviluppo armonico della personalità impongono l'attivazione di un 'sistema di autocura' che prevede non tanto la normale tendenza della personalità a svilupparsi in modo integrativo- precisa Melodia- che in psicologia analitica viene chiamato il processo di individuazione, ma porta il soggetto a prendere una strada autoriparativa che determinerà dei problemi dissociativi in futuro, anche se con dei vantaggi momentanei".
Cos'è la segregazione? "È una funzione archetipica- risponde l'autore del libro- con una componente psichica che raccoglie tutti gli elementi infantili insieme a tutte le possibili risorse di sviluppo, mettendoli da parte, rispetto alla coscienza insieme a tutti i bisogni infantili nel tentativo di sopravvivere. Il Sè di sopravvivenza, tuttavia, da luogo ad una personalità impoverita, perché quegli elementi che il bambino tiene con sé nella sua 'prigione simbolica' rappresentano la sua freschezza, la sua spontaneità, oltre alla sua realtà più fragile.
Arricchirebbero di molto la sua personalità. Invece, in momenti difficili, di fronte a dei traumi, la personalità in formazione è costretta a selezionare questi elementi mettendoli in un'area inconscia circoscritta".
Come si riconosce una persona dissociata? "I fenomeni descritti più di frequente sono l'obnubilamento, la fantasticheria, in cui l'attenzione della persona non è concentrata sulla realtà ma sul mondo interno in un isolamento nel mondo interiore. In quel momento il bambino segregato prende il posto della dominante di personalità, cioè dell'Io normalmente presente che consente alla persona di avere a che fare con la realtà. Poi c'è il 'freezing', per cui di fronte a uno stimolo esterno il soggetto si raffredda emotivamente di colpo. Ci sono infine fenomeni più complessi come il comparire di elementi ossessivi o compulsivi, legati a un complesso che prima era isolato e a un certo punto si palesa con cambi d'umore, aggressività espressa fino alla violenza". Un aspetto particolarmente delicato della dissociazione sono le oscillazioni dell'umore, sui quali lo psichiatra pone particolare attenzione perché, chiarisce, "spesso questi pazienti vengono identificati come bipolari. In realtà è un bipolarismo più sintomatico che di origine biologica, come nei quadri più classici, e di questo bisognerebbe tenere conto perché il trattamento farmacologico non funziona bene. In realtà non sono dei veri disturbi bipolari, ma dei disfunzionamenti emotivi con variazioni d'umore bipolari legati a quadri dissociativi".
La dissociazione non è, tuttavia, solo un fenomeno estremo di reazione a un trauma, tiene a ricordare l'analista junghiano. "Di fenomeni dissociativi possiamo viverne in molte occasioni tutti i giorni, ma non per questo essi divengono così intensi da creare dissociazioni di rilevanza clinica. La dissociazione è una difesa profonda che può essere più o meno allargata ad aree diverse della personalità e qualche volta ci permette di tollerare degli stimoli traumatici di poco conto, ad esempio quando 'ci isoliamo' durante un discorso che ci mette in difficoltà, o quando assistiamo a scene emotivamente intollerabili. Sono fenomeni estemporanei di dissociazione che fanno parte della dialettica normale tra le componenti di ogni personalità". Diversa è, invece, la dissociazione di un bambino che "per tutta la sua infanzia vive in un ambiente familiare poco sintonico o che affronta eventi fortemente traumatici come guerre, terremoti, l'abbandono della propria terra di origine e sperimenta la vita da profugo. In questi casi- precisa Melodia- più il trauma è intenso e di lunga durata, più la dissociazione è profonda".
Riguardo al rischio che il trauma collettivo rappresentato dalla pandemia possa provocare molte dissociazioni, Melodia aggiunge: "Non stanno aumentando solo i disturbi del comportamento alimentare, ma tutti i disturbi compulsivi. Un altro fattore che si lega alla dissociazione è lo sviluppo di comportamenti determinati dai complessi dissociati e su cui- conclude- la personalità ha poco controllo (come l'assunzione di sostanze e le dipendenze patologiche dal sesso, dal gioco e dai social)".
(Red/ Dire)