(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 22 feb. - "Il settore della salute mentale necessita di una nuova e maggiore attenzione da parte delle istituzioni: le risorse impegnate in Italia non superano il 3,5%, comprese quelle destinate alla neuropsichiatria infantile; è praticamente la metà di quelle stimate come necessarie per adeguare i servizi alle nuove sfide epidemiologiche. Usciamo perdenti nel confronto con altri paesi europei: l'Inghilterra destina il 9,5% delle risorse della spesa sanitaria in favore della salute mentale, la Svezia il 10% la Germania l'11,3%". Numeri questi che fanno tremare, ma che disegnano la salute mentale del nostro Paese, che chiede più risorse, un posto di rilievo nell'agenda sanitaria di governo, mentre aumentano a dismisura le richieste di aiuto di chi sta incontrando una malattia mentale. I dati sono presentati da Michele Sanza, Direttore U.O. Servizio Dipendenze Patologiche Ausl Romagna, nella sessione "Rimettere la malattia mentale al centro dell'agenda di governo regionale e nazionale" della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore Sanità. Un evento in collaborazione con l'Università degli Studi degli Studi di Scienze Gastronomiche, di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.
I dati parlano chiaro. Sono più di 800.000 le persone seguite dai centri di salute mentale in Italia, la depressione che è la diagnosi maggiormente rappresentata, riguarda le donne, in misura doppia rispetto ai maschi, mentre i disturbi psicotici, i disturbi di personalità e i disturbi da abuso di sostanze sono maggiormente presenti negli utenti di sesso maschile. I ricoveri nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura sono stati 107.603 di cui, 6737 eseguiti in forma di trattamenti sanitari obbligatori.
Per quanto riguarda i farmaci, la spesa lorda per gli antidepressivi ha superato i 383 milioni di euro con un numero di confezioni superiori a 37 milioni. Nella categoria degli antipsicotici la spesa lorda è stata superiore a 80 milioni di euro con un numero di confezioni che supera i 5,7 milioni (dati forniti dal Ministero della Salute riguardanti le attività dell'anno 2019). Ma gli esperti non hanno dubbi, anche per effetto della pandemia, le problematiche di salute mentali è possibile che abbiano assunto proporzioni maggiori.
"In particolare preoccupa l'incremento costante di indicatori indiretti ed aspecifici del malessere mentale dei giovani e soprattutto degli adolescenti: autolesionismo, ritiro sociale, abbandono scolastico. La maggior parte dei disturbi mentali (80%) insorgono in età infantile e in epoca adolescenziale, interventi precoci sono anche quelli più efficaci e richiedono quindi un assetto innovativo nell'organizzazione dei servizi. È necessario aumentare la capacità di comunicare tempestivamente con la scuola le famiglie i luoghi dove il disagio per primo si manifesta, caratterizzando gli interventi per maggiore specificità e aderenza alle raccomandazioni della terapia evidence based. È necessario affrontare il tema complesso delle comorbilità, per cui giovani pazienti che presentano spesso problematiche a ponte tra la salute mentale e le dipendenze patologiche rischiano di ricevere interventi troppo poco integrati tra loro perché i servizi sono separati".
(Red/ Dire)