
Roma, 25 ott. - Una rete con centri periferici territoriali (centri spoke) e centri di riferimento con elevate competenze multidisciplinari (centri hub), un accesso facilitato per i pazienti, in tempi brevi e con costo ridotto e una diffusione capillare degli strumenti di prevenzione. È questo il modello organizzativo per la lotta alle Infezioni sessualmente trasmesse (Ist) che emerge dal progetto coordinato dal Dipartimento di Malattie Infettive-Iss 'Sperimentazione di nuovi modelli organizzativi integrati ospedale-territorio per la prevenzione e il controllo delle IST: percorsi diagnostico-assistenziali agevolati ed offerta di screening gratuiti mirati', i cui risultati sono stati presentati durante un convegno che si è tenuto nella sede dell'Istituto superiore di sanità.
"Le Infezioni sessualmente trasmesse- ha sottolineato Anna Teresa Palamara, che dirige il Dipartimento malattie infettive dell'Iss- sono patologie diffuse ma, purtroppo, troppo spesso sono diagnosticate e curate tardivamente e questo favorisce la loro diffusione. Inoltre, toccano una sfera molto privata e intima della vita delle persone e questo merita particolare attenzione".
"È fondamentale quindi mettere in campo una serie di iniziative che facilitino l'accesso alla diagnosi e alla cura- ha proseguito- potenziando o creando Centri a cui possano rivolgersi i pazienti ai primi sintomi in maniera rapida e anonima".
Il progetto, realizzato in accordo e con il supporto tecnico e finanziario del ministero della Salute- Ccm, ha coinvolto otto unità operative che hanno adottato una pianificazione e una sperimentazione di percorsi diagnostico-assistenziali agevolati per le Ist sul territorio nazionale.
Ne è scaturito un modello assistenziale innovativo, e una serie di azioni da mettere in campo per contrastare meglio queste patologie, che secondo l'Oms contano un milione di casi ogni anno nel mondo e che sono segnalate in crescita anche nel nostro Paese: sviluppare una rete con centri periferici territoriali (centri spoke) (Medico di famiglia, consultorio, specialista ambulatoriale) e centri di riferimento con elevate competenze multidisciplinari (centri hub) (dermatologo, ginecologo, infettivologo, urologo, andrologo, pediatra, microbiologo, psicologo e infermiere) e una adeguata formazione comunicativo-relazionale; garantire un accesso facilitato, visite e indagini diagnostiche in giornata o in breve tempo, a costo ridotto (se non gratuite per alcune prestazioni e/o per alcuni gruppi di popolazione); veicolare la prevenzione delle Ist (preservativo, screening) in modo più capillare.
In occasione del convegno sono stati presentati due brevi video: uno esplicativo del progetto e rivolto principalmente agli addetti ai lavori, ed uno informativo rivolto ai cittadini che mira ad informare su cosa sono le Ist e come si affrontano.
"È il momento di elaborare un piano strategico nazionale Ist- ha affermato la responsabile del progetto, Barbara Suligoi- e l'esperienza di questo progetto può fornire utili indicazioni in questo senso per un modello che contrasti la dispersione dei soggetti con Ist in ambiti sanitari diversi e la mancanza di uniformità e appropriatezza nei percorsi diagnostico-assistenziali".
(Red)