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Oncologia, Cipomo: "Rafforzare reti regionali e pontenziare personale"

Roma, 23 mag. - Occorre riorganizzare completamente l'oncologia se si vuole veramente trarre il massimo dai nuovi orizzonti terapeutici come quelli dell'oncologia molecolare. Come? Aumentando i posti nelle scuole di specializzazione, potenziando le reti oncologiche e rendendole omogenee sull'intero territorio nazionale, rafforzando la medicina territoriale per migliorare la risposta ai bisogni del malato e ridurre il carico attuale che pesa sul sistema ospedaliero, puntando sulla digitalizzazione.
Obiettivi raggiungibili anche grazie alle opportunità messe in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. È questa la roadmap tracciata dal Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo) che si è riunito a Cagliari per il XXVI Congresso nazionale dal titolo 'Dalle ceneri del Covid una nuova fenice: l'oncologia che sarà, l'oncologia che vorremmo'.
Gli ultimi due anni, è stato ricordato nel corso della conferenza stampa di apertura del congresso, hanno impattato su una organizzazione già penalizzata dal Decreto Balduzzi che aveva drasticamente ridotto lo spazio riservato all'oncologia negli ospedali, soprattutto in alcune Regioni. Inoltre, stiamo assistendo a un 'sorpasso' delle patologie tumorali nei confronti di quelle cardiache. Come emerge da un'indagine pubblicata su The Lancet, ricorda il Cipomo, ogni anno circa 18 milioni di decessi nel mondo sono dovuti a cause cardiovascolari e 9-10 milioni a quelle tumorali, ma nei Paesi ricchi gli 'equilibri' stanno cambiando a favore dei tumori. Per cui se un simile scenario si diffonderà nei singoli Stati, entro vent'anni il cancro potrebbe diventare la prima causa di morte al mondo. Nel nostro Paese sono stati registrati 46 milioni di visite specialistiche e accertamenti diagnostici e 3 milioni di screening oncologici in meno nel 2020 rispetto all'anno precedente.
Sta inoltre aumentando il numero di tumori in stato avanzato: secondo l'Osservatorio Nazionale Screening si registrano in media 5 mesi di ritardo per lo screening del tumore del collo dell'utero, per quello del tumore della mammella e per lo screening colonrettale. E ancora, sono 'sfuggiti' ai controlli, nel 2020 rispetto al 2019, in termini di mancate diagnosi oltre 3.300 carcinomi mammari, 2.782 lesioni cervicali CIN2+, quasi 1.300 carcinomi colonrettali e oltre 7.400 adenomi avanzati.
Tutto questo, hanno sottolineato gli esperti del Cipomo in conferenza stampa, contrasta fortemente con i continui progressi dell'oncologia, soprattutto grazie alle nuove frontiere aperte dalla diagnosi molecolare. "La ricerca oggi riesce a dare risposte rapidamente applicabili alla pratica clinica- afferma Luigi Cavanna, presidente Cipomo e del congresso- la diagnosi molecolare, sempre più precisa, permette di comprendere meglio la biologia dei tumori e quindi di indirizzare in modo più proficuo la terapia. Dalla profilazione genomica del tumore all'immunoterapia, nuove frontiere stanno portando l'oncologia sulla soglia di cambiamenti rivoluzionari. Ma tutto questo necessita di un forte supporto organizzativo e gestionale: l'attuale frammentarietà rischia di vanificare i continui progressi che invece si realizzano in campo medico".
Occorre quindi destinare in modo consapevole le risorse del Pnrr, perché l'organizzazione dell'oncologia va interamente ripensata. Innanzitutto va ampliato il numero di posti nelle scuole di specializzazione, "perché- spiega Cavanna- oggi soffriamo una grave carenza di oncologi". Bisogna poi potenziare le reti oncologiche "per creare un 'tessuto connettivo' che colleghi agevolmente tutte le realtà oncologiche distribuite sul territorio, anche perché diverse strutture oncologiche nel tempo sono state chiuse o ridimensionate in varie Regioni. È inoltre fondamentale diffondere la ricerca clinica in ogni struttura sia ospedaliera che territoriale ove vengono curati i malati oncologici. Si dice da tempo che dove si fa ricerca si cura meglio e tutti i cittadini hanno il diritto di essere curati al meglio".
Per realizzare una definitiva inversione di tendenza bisogna potenziare, in alcuni casi creare ex novo, l'oncologia sul territorio con servizi che integrino quelli previsti dal sistema ospedaliero. "Attualmente- prosegue Cavanna- tutti i pazienti oncologici, con bisogni clinico/terapeutico molto diversi tra loro, sono costretti a fare riferimento esclusivamente all'oncologia dell'ospedale, per cui le strutture ospedaliere sono sovraccariche e la risposta rischia di non essere sempre adeguata alle esigenze del singolo paziente, esigenze che stanno cambiando nel tempo". Oggi infatti il paziente oncologico si rivolge all'ospedale per tutto: visite, terapie e follow up, e diverse di queste prestazioni potrebbero essere realizzate in strutture territoriali prossime al domicilio del paziente. "Il potenziamento delle attività territoriali- continua il presidente Cipomo- ridurrebbe il carico che attualmente grava sugli ospedali con miglioramento della qualità di vita del malato, del caregiver, meno spese e minor perdita di tempo".
Per questo la rete oncologica in prossimità del proprio domicilio va ristrutturata in modo capillare su tutto il territorio. Occorrono risorse ad hoc con una gestione coordinata dal Dipartimento oncologico per creare una efficace interazione e integrazione ospedale-territorio in un continuum di cure. "È il malato che deve essere al centro con i suoi bisogni sanitari e non solo, utilizzando anche le nuove tecnologie. Può sembrare una contraddizione la carenza di oncologi ed il loro spostamento dall'ospedale al territorio. Ma c'è una risposta semplice e pratica- tiene a precisare Cavanna- quando un medico dell'unità operativa che dirigo si sposta per prestare servizio in strutture di prossimità territoriale (ospedali delle province, Casa della Salute) cura circa 15-20 pazienti al giorno che non vengono in ospedale. Di conseguenza, i conti tornano e devo dire che la soddisfazione è anche del singolo oncologo oltre che dei pazienti".
Ma senza le risorse umane, hanno ricordato gli esperti, non si va da nessuna parte. "Negli ultimi 3 anni il Servizio sanitario nazionale ha perso quasi 21mila medici specialisti- ribadisce Giuseppina Sarobba, presidente del congresso- Dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l'ospedale 8mila camici bianchi per dimissioni volontarie e scadenza del contratto a tempo determinato e 12.645 per pensionamenti, decessi e invalidità al 100%. Le cause che portano a questa drastica decisione sono le più svariate: dal 'burnout' alla ricerca di un posto che preservi il proprio benessere, al desiderio di poter avere la possibilità di gestire le giornate di lavoro difendendo il 'work-life balance'". Cosa cercano quindi i medici? "Cercano orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia- spiega Sarobba- cercano un sistema che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti. E mentre il Pnnr mette in campo importanti investimenti per l'edilizia sanitaria e la digitalizzazione, niente è previsto per le risorse umane.
Nuove sfide che impongono un cambiamento di paradigma e- conclude Sarobba- chiamano in causa chi riveste posizioni apicali".
(Red)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Stefano De Lillo |
SEGRETARIO Cristina Patrizi |
TESORIERE Guido Coen Tirelli |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Musa Awad Hussein |
Emanuele Bartoletti |
Vincenzo Bianco |
Gianfranco Damiani |
Aldo Di Blasi |
Marina Di Fonso |
Luisa Gatta |
Valentina Grimaldi |
Andrea Isidori |
Ivo Pulcini |
Maria Grazia Tarsitano |
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CONSIGLIERI ODONTOIATRI |
Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
Brunello Pollifrone |
Sabrina Santaniello |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
VICE-PRESIDENTE Sabrina Santaniello |
SEGRETARIO Giovanni Migliano |
Claudio Arcuri |
Francesco Carpenteri |
Antonio D'Apolito |
Nicola Illuzzi |
Rebecca Jewel Manenti |
Giuseppe Marzo |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Leonardo Carletti |
REVISORE EFFETTIVO Alfredo Cuffari |
REVISORE EFFETTIVO Antonio Manieri |
SUPPLENTE Giovanni Carnovale |
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