
Roma, 15 giu. - Il futuro del complesso del San Giacomo si conoscerà "soltanto a conclusione del giudizio in atto presso la Corte di Cassazione". Ma di sicuro non potrà tornare a essere un ospedale perché "dal punto di vista strutturale l'attuale possibilità di destinarlo oggi ad uso ospedaliero sarebbe comunque non perseguibile non solo in ragione dei numerosi vincoli ai sensi del dlgs 42/2004, ma anche in ragione degli standard richiesti per l'adeguamento della struttura esistente".
La Regione Lazio ha le idee chiare e le ha messe nero su bianco nella risposta che il vicepresidente e assessore al Bilancio, Daniele Leodori, ha consegnato alla consigliera di Fdi, Francesca De Vito, in risposta a una sua interrogazione sulla mancata riapertura del San Giacomo e sulla vendita del compendio da parte della Regione pur non avendo certezza, secondo De Vito, della proprietà.
Nel documento viene confermata "fin da oggi la piena volontà" della Regione "a definire i futuri scenari sul possibile utilizzo dell'ex ospedale San Giacomo" valutando "percorsi e strategie in un'ottica di massima apertura verso quelle scelte che si riveleranno utili al territorio e alla collettività sottostante e in sinergia con tutte le istituzioni e soggetti coinvolti nella vicenda".
Il 12 luglio la Corte di cassazione si pronuncerà sul ricorso della Regione contro la sentenza del Consiglio di Stato, dell'aprile 2021, che in parte aveva accolto l'istanza presentata da Maria Olivia Salviati, discendente del cardinale Salviati che nel 1593 aveva deciso di cedere l'immobile vincolandone l'uso a presidio ospedaliero.
Un destino cui ha messo fine l'allora presidente della Regione, Piero Marrazzo, che nel 2008 disponeva la cessazione dell'ospedale San Giacomo. Una decisione sbagliata secondo il Consiglio di stato perché il "piano di rientro (di cui alla delibera regionale n.149 del 6 marzo 2007)- si legge nella risposta consegnata da Leodori alla consigliera De Vito- e le norme in esso invocate non imponevano necessariamente la dismissione tout court dell'attività ospedaliera presso il San Giacomo né poteva essere a ciò sufficiente l'acclarata inefficienza della struttura".
In quella sentenza il giudice amministrativo di secondo grado "pur consapevole della esistenza di un ampio potere discrezionale in materia in capo alla Regione, afferma che tale potere debba esser esercitato tenendo conto di una serie di esigenze, tra le quali al primo posto figura il diritto degli assistiti alla fruzione di prestazioni sanitarie adeguate- cita ancora la risposta- Ad avviso del Supremo Consesso amministrativo, dunque, la discrezionalità amministrativa nella specie esercitata incontrava il limite della storica destinazione dell'immobile alla finalità ospedaliera".
Nel frattempo, però, nel novembre 2018 la Regione ha venduto il compendio del San Giacomo, valutato 61 milioni di euro, al fondo immobiliare "I3-Regione Lazio": 17.848.300 euro sono stati corrisposti da Invimit Sgr alla Regione per la vendita al fondo immobiliare "I3-Regione Lazio" della quota del 29,26% del San Giacomo; 43.151.699 euro sono finiti nella sottoscrizione da parte della Regione di 62 quote del Fondo.
Per tutelarsi da un'eventuale 'sconfitta' giudiziaria l'ente guidato da Nicola Zingaretti ha deciso di inserire una clausola nel contratto di vendita. "In particolare- si legge ancora nella risposta- si è stabilito di accantonare sia le quote che i proventi devoluti in favore della Regione così da poter ottemperare, senza aggravio di oneri sulle finanze regionali, alla restituzione del prezzo di vendita in caso di evizione".
La Regione resta convinta della bontà del suo operato: "E' doveroso per l'Amministrazione regionale ribadire gli elementi già nelle sedi opportune avvalorati che, anche e soprattutto nell'attualità, conducono all'ineluttabilità della scelta a suo tempo operata, alla luce di circostanze che supportano il fatto che alcuna lesione ai diritti della collettività, in termini di fruzione delle prestazioni sanitarie e di assicurazione al diritto alla salute, è stata perpetrata".
Due gli argomenti portati a supporto di questa scelta. Il primo è che il San Giacomo ricade nella Asl Roma 1, dove sono già presenti il Nuovo Regina Margherita, la cui attività ospedaliera è stata chiusa esattamente come quella del San Giacomo e oggi è un presidio ambulatoriale, e l'Ospedale Santo Spirito. In secondo luogo "dal punto di vista strutturale l'attuale possibilità di destinarlo (il San Giacomo, ndr) oggi ad uso ospedaliero sarebbe comunque non perseguibile non solo in ragione dei numerosi vincoli ai sensi del dlgs 42/2004, ma anche in ragione degli standard richiesti per l'adeguamento della struttura esistente".
(Mtr/ Dire)