(DIRE) Roma, 20 gen. - Apparecchiature sempre più sofisticate, modelli matematici e algoritmi concorreranno nel prossimo futuro in maniera preponderante alla clinica e alla diagnosi. All'Ifo di Roma già si lavora in questo senso grazie alla visone e alla lungimiranza di uomini e donne che compongono equipe multidisciplinari in grado di intersecare professionalità diverse che concorrono tutte verso un obiettivo finale cioè la cura e la presa in carico dei pazienti. In questa rivoluzione il radiologo oncologo è figura di collegamento importantissima per la cura di molte neoplasie. Per fare il punto sulle novità e sui progetti più importanti l'agenzia di stampa Dire ha intervistato il dottor Antonello Vidiri, direttore della Radiologia e Diagnostica per Immagini dell'IFO di Roma.
All'Ifo di Roma, è in atto un grande restyling. Tra le novità più importanti c'è l'acquisizione di una TAC intraoperatoria dotata di navigatore, unica nel Lazio che consente una chirurgia personalizzata e di precisione. Di cosa si tratta e quali sono i vantaggi per il medico e per il paziente? "Si tratta di una TAC di ultima generazione in Italia ce ne sono solo 5 e consente di avere immagini sovrapponibili a quelle che otterremmo in radiologia. Questo consente interventi chirurgici di estrema precisione, il monitoraggio durante l'intervento e il controllo post chirurgico del paziente, che potrà essere eseguito in sala operatoria senza spostare il soggetto. La TAC consente di ridurre i tempi degli stessi interventi chirurgici e di prevenire complicanze. Basti pensare alle operazioni dove vengono introdotte le viti per la stabilizzazione della colonna, la macchina indica l'esatto posizionamento di tali viti con un grosso vantaggio sia per il medico che per il paziente, in quanto previene eventuali complicanze da posizionamento sbagliato. La macchina è fondamentale anche nei casi di asportazione delle neoplasie perchè permette di controllare che queste vengano asportate in maniera radicale grazie al monitoraggio costante di tutte le fasi della chirurgia".
Sempre all'Ifo di Roma è stata raccolta la sfida di mettere ordine alla grande mole di dati generati dai reparti grazie al supporto dell'Intelligenza artificiale (IA). In particolare attraverso l'uso di sofisticati algoritmi è possibile integrare una grande quantità di dati che provengono dalle indagini radiologiche come le TAC e le Risonanze Magnetiche. Quali sono le ricadute pratiche di questi processi? "L'integrazione dei dati provenienti da metodiche altamente sofisticate come la TAC, la Risonanza magnetica e la PET permette di caratterizzare al meglio il tessuto neoplastico. In particolare- spiega Vidiri- questi dati e sono riconducibili all'intera area interessata dalla neoplasia a differenza di quanto avviene quando vengono eseguite le biopsie che restituiscono i dati di una sola parte del tumore. Questo è un vantaggio perchè sappiamo che le neoplasie sono caratterizzate da una estrema eterogeneità. Quando questi dati vengono combinati insieme con quelli clinici, come il fumo e le abitudini alimentari del soggetto, con quelli che provengono dall'istologia oppure dalla genomica è possibile costruire, attraverso procedimenti di intelligenza artificiale, dei modelli che possono essere predittivi della risposta del paziente ai trattamenti. E ancora esistono dei modelli che ci offrono delle risposte sulla prognosi del paziente che possono essere utilizzati come supporto decisionale nella pratica clinica per guidare delle scelte di trattamento sempre più individuali e attuare quella che è definita come medicina personalizzata".
Si sente spesso parlare di radiomica applicata anche al campo oncologico che permette di fornire preziose informazioni sulle caratteristiche dei tumori, su eventuali mutazioni e sulla personalizzazione delle terapie oncologiche. Di cosa si tratta? E ci spiega in modo semplice qual è il processo alla base che porta a cure mirate per quel paziente? "Si parte dal concetto che le immagini mediche di routine che vanno dalla 'semplice' ecografia, alla mammografia, dalla TAC alla Risonanza o alla Pet e riflettono la fisiopatologia dei tessuti".
"La radiomica- continua Vidiri- è una tecnica di analisi delle immagini, non invasiva, che permette attraverso degli algoritmi matematici di estrarre una grande quantità di dati numerici attraverso metodi statistici o di 'machine learning' quindi di IA; e tali dati ci permettono di ricostruire quello che è l'aspetto fisiopatologico dei tessuti che il radiologo non potrebbe individuare attraverso un'analisi visiva. Tale tecnica, applicata all'oncologia, permette di ottenere informazioni preziose sui trattamenti, la sopravvivenza ed evidenziare la presenza di alterazioni genetiche che sono fondamentali per mettere a punto trattamenti di medicina personalizzata. La radiomica, in futuro, la potremmo 'pensare' come una sorta di biopsia virtuale da usare soprattutto nel follow up dei pazienti ed è utile per monitorare le modificazioni, indotte dalle terapie, sulle neoplasie. I dati estratti con la radiomica possono essere correlati con quelli provenienti dall'istopatologia e con i dati genetici; avremmo a disposizione una enorme quantità di dati che consentono di caratterizzare i tessuti e trovare le mutazioni genetiche. Si tratta chiaramente di un lavoro complesso e multidisciplinare. Il radiologo ha il compito di individuare l'area da cui estrarre le informazioni e poi concorrono al lavoro finale molte altre figure professionale come i fisici, i bioingegnieri, gli statistici e i matematici i quali estrapolano, da quell'area che ha contornato il radiologo, tutte le informazioni necessarie alla diagnosi. Tali sistemi d'intelligenza artificiale possono essere usati anche nello screening del tumore mammella e come supporto al radiologo nello studio delle piccole lesioni metastatiche polmonari che possono sfuggire all'occhio umano. Si tratta di tecniche di ausilio al radiologo ma non di sostituzione del radiologo".
Queste macchine così sofisticate non sono però presenti allo stesso modo in tutti i centri sul territorio nazionale così come equipe con elevate e variegate professionalità. E' così? E i fondi che arriveranno dal Pnrr potranno essere utilizzati per l'acquisto e il potenziamento del comparto biomedico sull'intero territorio nazionale? "Tali macchine sono presenti in centri eccellenza all'interno del quale esiste già un gruppo di lavoro multidisciplinare in grado di applicare queste metodiche. Non tutte le realtà ospedaliere oggi sono dotate di queste macchine ed equipe. Allo stesso tempo però- specifica Vidiri- se si costruiscono dei modelli di lavoro questi possono essere esportati. Nel nostro istituto, ad esempio stiamo lavorando con successo ad un modello in grado di distinguere le lesioni benigne da quelle maligne della parotide e questo modello lo abbiamo testato sui pazienti dell'università di Brescia. Così abbiamo potuto appurare che il modello funzionava. Poiché non tutti i cittadini possono avere accesso a metodiche cosi avanzate implementando ed esportando modelli precostituiti, si cerca di colmare il gap che può esistere. Certamente con i fondi del Pnrr ci sarà modo di avviare dei progetti soprattutto nell'ambito dell'intelligenza artificiale e bisognerà lavorare strettamente sia con gli ingegneri sia con il personale delle case che producono le apparecchiature per produrre softwares che possano essere di supporto al lavoro dei radiologici e dei medici in. C'è un grosso lavoro da fare in questo senso".
(Mco/ Dire)