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Triage telefonico, Sipps: "Parlarne di piu' per usarlo meglio"
Roma, 18 set. - "È molto importante parlare di consultazione telefonica tra pediatri, perche' significa usare al meglio uno strumento che e' sempre stato un po' disdegnato, in quanto ritenuto insufficiente o foriero di problemi medico-legali".
Parte da qui Leonardo Venturelli, pediatra della Societa' Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), illustrando i punti principali delle riflessioni che portera' domani all'evento in live streaming 'Napule' e'... pediatria preventiva e sociale', sulla piattaforma digitale - Health Polis e in programma fino a domenica 20 settembre.
L'importanza del triage telefonico sta nel fatto che "ci puo' aiutare a capire, di fronte ai sintomi comunicati dai genitori per telefono, se quel bambino ha necessita' di essere visitato urgentemente, avviato in urgenza al Pronto Soccorso, o ancora- continua- se deve essere visitato in giornata o se i consigli telefonici risultino sufficienti rispetto alle sintomatologie presentate dal bambino".
Il Covid, approfondisce l'esperto, in questo senso e' stato come "un fulmine a ciel sereno. Il triage diventa una prassi comune, decretata da una legge dello Stato, e da una circolare del ministro Speranza datata marzo 2020". Il problema, pero', e' che "tuttora rimane ancora non codificata dagli organi legali". Ed ecco che cosi' emergono fin da subito le prime criticita' rimaste irrisolte. "Due i vincoli che devono essere chiari e che permangono nel sistema italiano" nell'attuazione delle consultazioni via telefono: "Non si puo' fare diagnosi telefonica e non si puo' prescrivere terapia medica, se non farmaci da banco- spiega Venturelli- Al telefono, infatti, e' possibile consigliare solo farmaci proscritti". Anche gli Ordini dei medici, su questo, "hanno voluto ricordare all'intera categoria: state attenti al consulto telefonico, non fate diagnosi, non fate terapia medica in senso stretto attraverso il telefono, perche' ci sono rischi legali in cui e' possibile incorrere".
Tra le altre difficolta', poi, dal lockdown in cui "gli studi pediatrici si sono svuotati e abbiamo dovuto usare molto di piu' il triage telefonico per comunicare e gestire le situazioni familiari", subentra ora una nuova fase in cui, a detta dell'esperto, occorrera' tornare a parlare di triage: "la riapertura delle scuole". Su questo, approfondisce il pediatra, "la grande vittoria dei sindacati pediatrici, per ora, e' l'essere riusciti a derubricare in questo senso la certificazione di riammissione a scuola ad attestazione". Percio', "se io faccio un'attestazione, non ho bisogno di visitare in presenza il bambino, e non devo fare diagnosi. Dico solo che ha o non ha il Covid, perche' gli viene fatto fare il tampone al dipartimento di prevenzione della Asl e almeno- ribadisce- in quanto medici ci tuteliamo dal punto di vista medico legale, che e' gia' un gran passo avanti ma non cambia le regole del gioco".
A detta di Venturelli, difatti, "il sistema si riblocchera' presto se la pretesa e' che ogni bambino dall'asilo in su con un po' di tosse, raffreddore, rinorrea, o febbre a 37°, deve stare a casa e fare subito il tampone". Chiaro e' che "e' importantissimo fare i tamponi, ma vanno richiesti secondo visita e, soprattutto- puntualizza- secondo scienza e coscienza, come e' sempre stato fatto dopo i 3-5 giorni di malattia di un bambino. Una latenza di questo tipo, difatti, permetterebbe a piu' della meta' dei piu' piccoli di tornare a scuola, senza problemi, se i sintomi non ci sono piu'. Con il persistere, invece, si procederebbe poi a fare il tampone". Altrimenti, il rischio piu' grande e' "un ulteriore blocco dell'intero sistema sociale alle spalle della scuola e della filiera delle aziende sanitarie locali". E aggiunge: "Per praticita' d' uso, l'appello che continuiamo a rivolgere e' quello di cercare di approvare quanto prima i test rapidi - meglio ancora se salivari - che non sono ancora stati validati dal sistema".
Tornando al triage e alla sua importanza, infine, il pediatra sottolinea che c'e' "una metodologia precisa a cui bisogna formarsi per condurre correttamente la consultazione telefonica". Un buon mix e' "tra la sensibilita' nel fare le domande al genitore, la relazione che ne consegue e la coerente situazione che viene fuori dal consulto. Se e' necessario o meno visitare il bambino, portarlo in un centro di urgenza ed emergenza, oppure- continua ancora Venturelli- attivare i protocolli per il dipartimento di prevenzione e la somministrazione del tampone faringeo". Anche soltanto per esperienza personale, infatti, il pediatra bergamasco ricorda che nel pieno dell'emergenza il triage non ha significato soltanto "interventi informativi, quanto piuttosto- conclude- a seguito di mamme ricoverate o padri con sintomi gravi, se non addirittura decessi, il consulto telefonico ha significato contatto umano ed empatico".
(Red)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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