Droga, "Da genitori, impreparati davanti al problema"
Mamma: Dopo lungo percorso, mio figlio e' adulto responsabile
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 26 mar. - Incontriamo Daniela nelle sede romana dell'Anglad. Lei e' madre di due ragazzi, uno di loro ha avuto un passato da tossicodipendente, ma dopo un lungo percorso di riabilitazione da "un adolescente irrisolto" e' diventato "un adulto responsabile".
"Mio figlio ha iniziato a usare cannabis in adolescenza- esordisce Daniela- Io vengo da una generazione in cui l'uso della cannabis non era cosi' stigmatizzato" e forse per questo "abbiamo sottovalutato il problema dell'uso in adolescenza. Lo sapevo che fumava e mi limitavo a dirgli che la cannabis e' come l'alcol, se ne bevi un bicchiere va bene, ma se stai tutto il giorno a fumare diventa un problema".
L'approccio scelto era sempre improntato al dialogo anche perche' "a 17 anni- continua Daniela- ebbe un brutto incidente e ha subito diversi interventi e cio' mi ha reso, chiaramente, piu' debole nei suoi confronti e non ci sono andata pesante".
Nonostante tutto "e' riuscito comunque a finire il liceo classico- spiega Daniela- ha iniziato a fare l'universita' e da madre illuminata lasciai la casa ai miei figli, uno di 20 e uno di 18 anni, con l'idea che potessero svilupparsi come degli adulti. Un discorso che ha funzionato per il piu' piccolo, dando invece all'altro la liberta' di fare poi quello che voleva. Da lontano, piu' o meno, vigilavo, ma poi ti trovi di fronte a individui che sono degli adulti". Ancora non aveva idea pero' di quanto profondo potesse essere il problema.
"La mia idea e' che lui facesse uso di cannabis- chiarisce- ed e' stata l'idea che ho avuto fino a 4 anni fa. In realta' poi lui ha iniziato a provare un po' di tutto, questo ovviamente l'ho saputo dopo, fino a quando si e' giocato tutti i soldi del risarcimento per l'incidente nel giro di un anno e mezzo. In quel periodo si e' stabilizzato sulla sua sostanza di scelta", l'eroina da fumare, "ma noi di questo non ce ne eravamo accorti assolutamente". Qualche segnale c'era, ma non era facile accorgersene "era discontinuo nella sua attivita'- ricorda- pero' e' anche vero che lui faceva il dj, studiava arte e scienze dello spettacolo, componeva musica per cui non era proprio inserito in un ambito lavorativo che permettesse un controllo. Arrivato a 26 anni lo vedevo irrealizzato per cui gli ho suggerito di andare a Londra e lui ha accettato, solo in seguito ho scoperto che se ne era andato perche' aveva fatto terra bruciata intorno a se', non aveva piu' una lira e ha cercato nell'esterno la soluzione del problema. È andato avanti per anni facendo lavoro saltuari fino a quando sembrava aver trovato la sua strada".
Fino a quando qualcosa sembra cambiare "aveva conosciuto una ragazza di Roma che lavorava li'- sottolinea- e sembrava che fosse la persona giusta per lui, sono andati a vivere insieme e hanno deciso di avere un figlio. Lui in quel periodo, grazie a lei, aveva anche trovato un ottimo lavoro, guadagnava bene e quindi pensavamo che fosse arrivato alla sua condizione di stabilita' invece e' stato proprio l'inizio della discesa a precipizio perche' di fronte alla responsabilita' del lavoro e di una famiglia non ha retto perdendo ogni freno".
A quel punto e' arrivato un campanello d'allarme "ci siamo accorti che la cosa non andava perche' i soldi non bastavano mai- racconta Daniela- guadagnava bene, ma aveva sempre bisogno di liquidita'. Fino all'ultimo ho pensato che avesse qualche altro tipo di dipendenza, gli ho chiesto se giocasse d'azzardo perche' dai suoi comportamenti non riuscivo a immaginare che fosse tossicodipendente da eroina". Aveva comportamenti strani, lunghe telefonate all'aperto di sera, era magro, "pero' poi nelle relazioni familiari piu' o meno era normale, piu' o meno perche' lo sguardo era sempre uno sguardo opaco, sfuggente, fino a che la compagna l'ha incastrato trovandogli nella tasca della giacca dell'eroina. Mi hanno telefonato e io il giorno dopo sono partito per Londra e sono andato a riprenderlo".
Una volta tornati in Italia non sapevano che fare "eravamo completamente digiuni, impreparati rispetto al problema, attraverso delle amicizie ci hanno dato il contatto dell'Anglad e di Paolo De Laura. Grazie all'associazione e l'esperienza con mio figlio, perche' a quel punto ho iniziato a 'vedere' la realta', abbiamo capito che" la comunita' di recupero "fosse l'unico percorso percorribile e cosi' e' partito lasciando la figlia di 7 mesi che peraltro gia' non vedeva piu', e si e' fatto tre anni e un mese ed e' tornato un'altra persona. Da un adolescente irrisolto e' tornato un adulto responsabile".
(Red/ Dire)
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